La Galilea, luogo di discernimento

La Galilea, luogo di discernimento

12 Ottobre 2018 Off Di Suore Divina Volontà

Ottobre 2018

La Galilea era considerada terra dei gentili, di giudei che si erano mescolati con altre tradizioni culturali e che erano chiamati “pagani”.

È questo il luogo dove Gesù inizia il suo ministero pubblico, dove il popolo che era nelle tenebre vede una grande luce (Mt 4,16). I piani del Signore sono diversi dai nostri; in questa terra brilla la Luce e le tenebre scompaiono.

La Galilea è la terra delle decisioni, degli scontri, delle lotte interne; è la terra del discernimento, delle grandi domande: cosa fare per realizzare la volontà di Dio, come rendere il Regno presente …

Anche se i testi biblici non presentano queste domande direttamente, si può intuire che questi erano gli interrogativi che si è posto Gesù, sia nella sua vita nascosta come in quella pubblica.

Il discernimento diventa la chiave, lo strumento per conoscere il volere del Padre, per iniziare il ministero di servizio e di compassione. È l’arte della comunicazione tra Dio e l’uomo, per comprendersi reciprocamente. È il mezzo attraverso il quale Gesù scopre la sua identità di Figlio.

Nel suo cammino di ricerca, Gesù lascia la sua Galilea e si mette in fila con i peccatori, chiedendo il battesimo di Giovanni e, spinto dallo Sirito, cammina verso il deserto per confermare quella voce che aveva ascoltato: Questo è mio Figlio, l’Amato, questo è il mio Eletto (cf. Mt 3,17).

Il discernimento si trasforma in lotta contro il male, in accettazione della vulnerabilità umana e delle tentazioni senza soccombere. In questo cammino di discernimento, Gesù scopre la sua identità di Figlio Amato e di Servo, perché lui non è un Messia esibizionista, né miracoloso, né tanto meno potente e prepotente. Gesù, il profeta itinerante, vuole essere il Figlio dell’Uomo che compie la volontà del Padre. Torna tra i suoi come qualunque pietoso galileo, solo con la convinzione di comunicare loro l’amore del Padre.

 

La chiamata e l’elezione dei seguaci di Gesù (Mc 3,13-19)

Poi Gesù salì sul monte e chiamò a sé quelli che egli volle, ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici per tenerli con sé e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i dodici, cioè: Simone, al quale mise nome Pietro; Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire figli del tuono;Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì”.

La Galilea dei Gentili è diventata lo spazio dell’amicizia e dell’impegno. Dal primo momento, Gesù si circonda di amici e collaboratori.

Nelle prime pagine del Vangelo, vediamo un Gesù che chiama e invita a partecipare al Progetto del Padre. Percorre le rive del mare, i villaggi dove vive la gente semplice che ha fame di Dio. La sua chiamata diventa uno stile di vita.

Questo invito che Gesù fa in vari luoghi della Galilea, come Betsaida, Cana e Cafarnao, costituisce un processo di discernimento. Luca stesso ci ricorda che Gesù andò a pregare sul monte e passò l’intera notte in preghiera. (cf 6, 12). Ciò significa che Gesù scelse i suoi apostoli non per interesse personale o amicizia, ma praticò l’arte del discernimento. Ne scelse dodici e chiamandoli apostoli, evocando le dodici tribù di Israele come simbolo di un nuovo inizio per il popolo.

L’annuncio del Regno è universale, arriva a tutti coloro che si aprono per accogliere la volontà del Padre attraverso suo Figlio. Gesù inizia il suo ministero rendendo partecipi del progetto del Padre coloro che lui stesso ha scelto e costituito come suoi discepoli: uomini che camminano passo-passo, per tutta la Galilea fino a Gerusalemme, predicando l’imminenza del Regno. È questa una parte importante del disegno di Dio, perché Gesù intraprende la sua azione con l’elezione di uomini chiamati personalmente da Lui: «Vieni e seguimi»! Due parole centrali nell’esperienza di “discepolo” che risuonano nel cuore di ogni chiamato.

Per entrare nel Regno infatti bisogna compiere la volontà del Padre. […] Gesù ci fa conoscere che il rapporto con la volontà di Dio è un rapporto personale con il Padre, che passa attraverso di lui1.

Gesù chiama per due motivi: per stare con lui e per essere inviati a predicare, dando potere di scacciare i demoni (cfr. Mc 3,13-19). Più avanti, chiama altri «72 discepoli» inviandoli ad annunciare il Regno. Egli afferma: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato» (cfr. Lc 10,16). Perciò, Gesù rivela che egli è l’inviato del Padre, che ha il potere di chiamare secondo il suo volere per far partecipare alla sua missione:

Gesù chiama con sovrana autorità, e quelli che ascoltano il suo appello rispondono con un’obbedienza rapida e incondizionata. Nessuna indicazione previa ha preceduto o preparato l’incontro… Matteo ambienta l’incontro di Gesù con suoi discepoli sulla riva del lago di Genesaret (4, 18-20). Il Maestro si limita a camminare lungo la riva del lago e vede Simone e Andrea che stanno gettando le reti; un po’ più avanti, Giovanni e Giacomo fanno gli ultimi preparativi prima della pesca. Agli uni e agli altri Gesù dice: «Seguimi»; essi, senza esitare, lo seguono. Da quel momento non potranno più tornare indietro. La chiamata di Gesù è perentoria, e non ammette né titubanze né dilazioni (cfr. 8,22)2.

La risposta alla chiamata suppone radicalità, un distacco, descritto dal lasciare3 «tutto con sveltezza», un abbandono fiducioso; significa spogliarsi di ogni legame affettivo (padre, madre, moglie, figli), lasciare ogni sicurezza e lanciarsi verso l’annuncio del Regno, camminando alla sequela di colui che chiama. Il discepolo impara dal Maestro, instaurando un rapporto intimo con Lui che richiede fiducia e condivisione, incoraggiamento all’adesione diretta e personale nel senso di una partecipazione e comunione alla vita e al destino di colui che l’ha convocato.

Nel suo cammino il discepolo deve seguire le orme del Maestro. Gesù è diverso da tutti gli altri maestri. È lui stesso che sceglie e convoca: e il verbo «seguire» o «andare dietro», nel Nuovo Testamento è messo 76 volte sulle labbra di Gesù. Questo presuppone che «andare dietro» a Gesù, comporta per il discepolo vivere in comunione con lui, riconoscerlo come Maestro e Guida affidabile, che lo impegna per sempre a fare proprio ciò che insegna, ad assumere ciò che comanda e a stabilire con lui un rapporto personale nuovo e definitivo di fiducia e di obbedienza:

Gesù convoca a sé coloro che egli stesso vuole e ne costituisce dodici perché stiano con lui in qualità di suoi rappresentanti permanenti (Mc 3,13-19). È necessario che essi convivano con lui per diventare suoi inviati. Con questa iniziativa di Gesù ha inizio la prima tappa nel cammino dei Dodici… I chiamati rispondono all’invito di Gesù4.

Tutto il Vangelo presenta un bel progetto in cui si traccia un rapporto stretto che crea comunione in coloro che accettano la sfida di essere annunciatori del Regno, compiendo la volontà del Padre, cioè che la sua Signoria sia stabilita in tutta la terra.

Gesù non è più da solo ma ha dei discepoli i quali partecipano alla sua missione. Essi lo accompagnano, si manifestano solidali con lui (cfr. Mc 1,35-38; 2,15-17) e sono al suo servizio (cfr. Mc 6,41; 8,6). Il gruppo dei discepoli riuniti intorno a Gesù occupa un posto preminente nella trama del Vangelo; quasi mai i Vangeli mostrano Gesù solo. Egli cerca costantemente di mettersi in contatto con la gente; e i suoi discepoli lo accompagnano sempre, eccetto nei momenti in cui si ritira da solo per pregare (cfr. Mt 14,23).

Il linguaggio di Gesù è solenne, coinvolge tutta la persona, ha una forza che seduce, ma è anche è un linguaggio che lascia la persona in piena libertà. Colui che è chiamato può rifiutare l’invito e andarsene (cfr. Mc 10,17-22), senza essere giudicato, ma perde la possibilità di andare dietro al Maestro che è l’unica via per arrivare al Padre. Anche l’invito di Gesù è una proposta per il chiamato che gli chiede di assumere un atteggiamento attivo per essere discepolo sullo stile del suo Maestro. Con la risposta dei convocati, Gesù ha la compagnia di un gruppo concreto di persone, che vincola maggiormente a sé:

Gesù li raggiunge con lo sguardo (Mc 1,16b.19b), i primi due mentre sono intenti a pescare nel lago, gli altri due mentre stanno riassettando le reti nella barca. Prima della chiamata ci fu da parte di Gesù una scelta personale. Nel movimento dello sguardo e della chiamata di questi uomini Gesù ha agito mosso dalla vicinanza del Regno di Dio (cfr. Mc 1,15). Marco insiste sull’iniziativa e la decisione di Gesù, lasciando intendere che essa è un aspetto basilare della vocazione5.

Gesù prima d’inviare i discepoli a proclamare il Regno di Dio dà l’istruzione necessaria per la missione, in cui presenta lo stile di vita dei missionari. Egli esige la rinuncia alla sicurezza, data dal possesso dei beni: senza «oro né argento». Non devono portare nemmeno una borsa con riserve per il cammino; è l’invito a confidare esclusivamente nella protezione di Dio che in nessun momento cesserà di offrire loro il suo aiuto (cfr. Mt 6,11.25-34). Questa fiducia presuppone un percorso di rinuncia a se stessi, per entrare nel medesimo atteggiamento di Gesù totalmente abbandonati nelle mani del Padre, più liberi e più disponibili all’annuncio del Regno:

La finalità di questa disposizione è quella di essere liberi dalle sicurezze che danno i beni materiali. Fondamentale è la libertà da ogni legame non necessario al fine di mettere la vita intera al servizio del messaggio evangelico. Il vangelo non promuove il pauperismo (miseria) né impassibilità stoica (eroica), ma la libertà che si fa effettiva mediante l’amore6.

Ciò che sorprende, ed è una novità rivoluzionaria, è che Gesù permette che un gruppo di donne lo «segua» (cfr. Lc 8,2-3;23 49; Mc 15,41). Nella sequela di Gesù, accanto agli uomini, ci sono anche delle donne. Il Vangelo di Luca mette sullo stesso piano il cammino dei discepoli e delle discepole poiché tutti loro seguono Gesù. Anche l’evangelista Luca sottolinea i nomi di alcune di queste donne: Maria Maddalena, guarita da sette demoni. Giovanna, moglie di Cusa, procuratore di Erode Antipa, governatore della Galilea; Susanna e diverse altre. Di loro si afferma che «servono Gesù con i loro beni». Il vangelo di Marco, parlando delle donne al momento della morte di Gesù, dice: «C’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Giuseppe, e Salomé, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme» (Mc 15,40-41).

Marco definisce il loro atteggiamento con tre verbi: seguire, servire, salire fino a Gerusalemme. Queste connotazioni mostrano che nella sequela di Gesù l’uomo e la donna hanno la stessa dignità e uguaglianza:

Era inaudito che un rabbì maestro ammettesse tra i suoi discepoli anche delle donne. Doveva certo creare perplessità tra i capi religiosi del suo popolo. I pregiudizi erano tanti. Senza escludere una preoccupazione nella linea dell’adulterio, il dato tuttavia più importante era che secondo i sapienti la discussione, la conversazione, la riflessione fatta con la donna non avrebbero portato a una conoscenza più approfondita della Torah, come avveniva invece quando i sapienti discutevano tra loro7.

La vita dei discepoli cambia radicalmente: da semplici pescatori, da uomini comuni, sono fatti pescatori di uomini (cfr. Lc 5,10). Tutte le loro opere non dipendono da loro; la loro volontà è come per lo stesso Gesù: consegnata al Padre. Per Gesù lasciano tutto, Lui diviene l’Assoluto delle loro vite e solo in Lui scoprono la ragione d’essere. Quest’esperienza è trasmessa a coloro che, in ogni tempo diventano discepoli del Signore.

La Galilea di Gaetana, luogo di discernimento

Parlare di testimoni viventi aiuta a crescere nella fede perché essi hanno fatto delle proprie vite il segno della presenza di Dio, trasformando il mondo a partire dalle piccole cose.

I grandi santi della storia hanno lasciato che la grazia di Dio agisse con forza convertendoli in uomini e donne appassionati nella ricerca di Dio e della sua volontà. Gaetana Sterni ne è un vivo esempio. Tutta la sua vita è un inno alla volontà di Dio. Il suo itinerario spirituale la porta allo spogliamento di sé per aderire totalmente a Lui che la conduce all’atto di intera e assoluta donazione.

Nella ricerca della volontà divina e del suo disegno su di lei, volutamente si apre con umiltà ai suoi confessori, ricerca il confronto e poi obbedisce generosamente, certa che la loro mediazione la guidava a ciò che Dio voleva. L’obbedienza alla divina volontà è il filo conduttore di tutta la sua esistenza.

Lo scopo di questa riflessione è approfondire la sua esperienza di fede, di discernimento per conoscere la volontà di Dio in ogni stato della sua vita; la sua disponibilità a prendere nuovi orientamenti superando se stessa, i suoi progetti, le proprie certezze e i propri limiti, desideri, per abbandonarsi nelle mani del Padre e dare a Lui una risposta concreta e graduale alla sua chiamata di amore.

È la donna appassionata della volontà di Dio, con un profondo desiderio di compiacerlo a qualunque costo. È serva obbediente che desidera donare tutto di sé stessa.

Gaetana non ha strumenti culturali per dare giudizi di tipo filosofico o politico sui fatti che investono il suo presente e quello dei suoi contemporanei, ma la fiduciosa speranza che “quanto Dio permette non possa che essere per un bene maggiore”, la impegna a dare il meglio di sé, senza riserve, affinché questo bene si realizzi.

La relazione con il suo mondo, con il suo tempo, con la società in cui si sente chiamata a vivere, è una relazione empatica che non drammatizza il negativo, pur reale, ma valorizza le opportunità personali e sociali di bene. In modo semplice, con scelte piccole e concrete, dà spazio al bene a lei possibile, si fa mezzo e ponte offrendo umile e disinteressata collaborazione, affinché il bene, anche pubblico, si cerchi ed affermi. Comprende che obbedienza e amore vanno insieme.

Una docilità dunque alla divina volontà mediata dal discernimento della coscienza operante in amore, nelle diverse possibilità di intervento che l’amore concreto richiede.

Gaetana vive la sua chiamata godendo del buono, del bello, della serenità che sperimenta nel sentirsi amata e nell’amare, ma nello stesso tempo rimane sempre unita al suo Dio lasciando che operi in lei, e nelle persone che ama, senza opporre resistenza ai suoi disegni, a volte incomprensibili, sicura che tutto ciò che da Lui proviene non può non essere per il bene suo e di tutti.

Sin da giovane ha sperimentato il dolore di perdite e separazioni; l’angoscia per la malattia o il rischio dell’indigenza, e sa quanto l’esistenza sia sempre esposta all’ incertezza del futuro. Questo non le indurisce il cuore e neanche la inasprisce, al contrario, la umanizza. Si mette dalla parte degli esclusi e degli emarginati, prega per loro e con loro crea opportunità di vita più dignitosa per tutti. È lontana da lei la tendenza a dominare il presente e il futuro, a ribellarsi al suo Dio, lei dice:

Quando mi ponevo dinanzi a Dio e lo supplicavo di farmi conoscere che cosa volesse da me, mi sentivo eccitata ad abbandonarmi interamente a Lui e all’obbedienza, senza desiderare né questo né quello, disposta ad seguire tutto ciò che l’obbedienza mi avesse consigliato, benché fosse in opposizione ai miei sentimenti, attenta solo ad essere sincera nell’esporre ogni mio pensiero ed opinione e poi agire anche tutto all’opposto, con grande indifferenza e puntualità” (A.F It. 261- 262; Port.; Sp.; Fr.233-235).

Un momento importante di discernimento corrisponde alla prima embrionale idea di fondazione della Congregazione. Arrivate al Ricovero le prime compagne, Gaetana concepisce nella sua mente l’idea di una piccola comunità per rispondere, oltre al servizio alla Pia Casa, anche alle esigenze di assistere ammalati a domicilio. Infatti la città di Bassano era del tutto priva di persone che si dedicassero all’assistenza domiciliare neppure dietro compenso. Gaetana, superando la ripugnanza che sente, ne parla al confessore. Il confessore mi rispose che l’idea era bella… Ma ciò non si sarebbe potuto ottenere senza proventi: quindi, per allora, mi accontentassi di raccomandare la cosa a Dio il quale, se quella era la sua Volontà, avrebbe anche provveduto il necessario. (A. F It 169-171; Port 188-190; Sp.158-159; Fr. 148-149).

Quando lei è pronta per accogliere alle compagne, non dubita e chiede ai superiori del Ricovero di cercare lei stessa le giovani:

Dopo la malattia avuta nel 1861, dichiarai ai superiori del Ricovero che, se volevano che io rimanessi nell’Istituto, era ne­cessario che mi accordassero qualche altra in aiuto, non senten­domi più nella possibilità di sostenere a lungo tante fatiche sen­za grave pregiudizio del mio fisico Essi vi acconsentirono. Soggiunsi che intendevo però accettare giovani di mia soddi­sfazione e quindi fu lasciato a me l’incarico di cercarle adatte. Mi raccomandai subito a chi credetti opportuno, ed in breve mi si offri una giovane di ventidue anni che io accettai sapendo che desiderava venire per ritirarsi dal mondo e dedi­carsi al Signore. I fatti mi comprovarono la sua vocazione. Dopo un anno circa ne ricevetti un’altra pure adatta allo’ scopo. (A. F. Ita. 330; Port. 367; Sp.299; Fr.299)

Per riflettere

  • Gesù ha fatto del discernimento uno stile di vita per rispondere al progetto del Padre in ogni luogo e circostanza. A livello personale e comunitario, ritengo che il discernimento sia uno strumento che mi aiuta e ci aiuta a conoscere la volontà di Dio? Ti pare di possedere uno stile discernimento?

  • Gesù dava risposte concrete ai segni del suo tempo. Quali sono i segni dei tempi in cui Dio mi sta parlando? Quale risposta credo mi suggerisca il Signore?

1 Segalla, Volontà di Dio e dell’uomo in Giovanni, op. cit., p.75.

2 A. J. Levoratti – E. Tamez – P. Richard, Nuovo commento biblico. I vangeli, Città Nuova, Roma 2005, p. 387.

3 «Il loro lasciare non è sterile, è un abbracciare la libertà di seguire Gesù (cfr. 10, 21). Per essi quindi la sequela comporta l’inizio di un cammino di ubbidienza e di fede in Gesù in vista di diventare pescatori di uomini, ha il significato letterale di seguire, e quello metaforico di aderire, credere. Ambedue convergono in modo da costituire un percorso di vita» (Peron, Seguitemi! Vi farò diventare pescatori di uomini Mc 1,17), op. cit., p. 43.

4 Ibid., p. 59.

5 Ibid., p. 39.

6 Manes – Guida – Virgili Nicolaci, Nuovo commento biblico. I vangeli, op. cit., p. 144.

7 M. L. Rigato, Discepole di Gesù, EDB, Bologna 2001, p. 37.